giovedì 2 agosto 2018

L'incubatrice Covatutto 54 Digitale Automatica di Novital

L'incubatrice Covatutto 54 Digitale Automatica di Novital
Siete alla ricerca di un'incubatrice per uova di gallina? Beh, dopo tanto tempo torno a recensire una macchina che vi darà ottime soddisfazioni se usata a dovere: si tratta della Covatutto 54 Digitale Automatica.
La Covatutto 54 Digitale Automatica di Novital è uno dei tanti modelli della linea Covatutto, che viene incontro alle differenti esigenze degli appassionati con modelli di capienza compresa tra 7 e 162 uova. La Covatutto 54 si propone come modello adatto all'allevatore che ha necessità di incubare medie quantità di uova, fornendo buone performances se usata correttamente.
La Covatutto 54 è dotata di una vaschetta per il rabbocco dell'acqua dall'esterno e di un motorino girauova da collegare al fondo a griglia su cui vanno posizionate le uova. Nelle Covatutto infatti le uova non sono ospitate in cestelli portauovo ma adagiate orizzontalmente su un piano. Sopra al piano sono montati dei separatori fissi (vedi foto a sinistra), tra cui si posizionano le uova. Il motorino, facendo slittare il fondo avanti e indietro, fa si che le uova (costrette tra i separatori) ruotino lungo il proprio asse longitudinale. La filosofia dietro questo approccio è quella di costruire un'incubatrice per uova di gallina che tratti il più possibile le uova proprio come farebbe... la gallina, appunto. 
Vi lascio intanto al video con le istruzioni per montare e usare al meglio la Covatutto 54. Subito sotto vi aspetto invece con dei consigli pratici per l'uso di questa macchina.
COVATUTTO 54: TRUCCHI E CONSIGLI
Nel video abbiamo visto come usare la covatutto 54 come incubatrice per uova di gallina. Ma per usarla al meglio, ricordate i seguenti punti. 
  • La Covatutto 54 presenta all'interno del corpo macchina una leggera coibentatura in polistirolo. Sebbene questo aiuti l'isolamento termico anche in condizioni più difficili, e le permetta di mantenere costante la propria temperatura interna più facilmente a altri modelli non coibentati di ditte diverse, per ottenere il massimo dei risultati fate lavorare la Covatutto solo in stanze con temperatura superiore ai 18°C e se possibile inferiore ai 26°C. 
  • Posizionate la macchina su un mobiletto basso o un tavolino, lontano da sole diretto e correnti d'aria, e mettete una lastra sottile di polistirolo sotto di essa. 
  • La Covatutto 54 tiene le uova in orizzontale, per cui il numero effettivo di uova che la macchina può contenere dipende dalla loro dimensione. La macchina è stata tarata con uova standard da incubatoio industriale di mm 40x50. Questo significa che se - come probabile - avete galline che fanno uova più grosse, ce ne staranno di meno; se allevate razze bantam ce ne staranno di più. Per intenderci, io sono riuscito a ospitarvi 43 uova di Polverara. 
  • Rabboccate sempre con acqua tiepida.
  • Al momento della schiusa, staccate il girauova dal fondo e posizionate quest'ultimo centralmente.
    Quindi provvedete a togliere i separatori lasciando solo i due più esterni. Per evitare che i pulcini nascendo possano cadere nel fondo della macchina o peggio nella vaschetta dell'acqua, posizionate lateralmente due separatori in orizzontale, in modo da impedire che ciò accada (vedi foto a destra). 
  • La Covatutto 54 ha una sola vaschetta per l'acqua. In pratica la macchina garantisce comunque un calo ponderale di peso dell'uovo adeguato nei primi 18 giorni, punr con un'umidità che può essere adeguata in schiusa. Poiché però l'umidità della stanza in cui incubate può giocare brutti scherzi, osservate con attenzione i primi nati: se vedete che qualche pulcino tende a restare incastrato nell'uovo e che le membrane dell'uovo stesso gli si seccano addosso, aggiungete un bicchiere d'acqua direttamente sul fondo dell'incubatrice.
  • come al solito, NON APRITE LA MACCHINA IN FASE DI SCHIUSA. Solo dopo 24 ore dall'inizio delle nascite, aprite la vostra incubatrice Covatutto per tirare fuori i piccoli oramai asciutti. 
Com'è andata l'avventura? Su 43 uova incubate, 3 chiare, 4 morti embrionali e 36 nati. Un tassso di schiusa del 90% con uova del mio allevamento (quindi che non avevano viaggiato, eccetera), quindi un ottimo risultato!
Della Covatutto 54 troverete 4 versioni in commercio: l'analogica semiautomatica, l'analogica automatica, la digitale semiautomatica e la digitale automatica, pronte a venire incontro alle esigenze di prsticità e di... tasca degli appassionati. 
Insomma, se cercate un'incubatrice per uova di gallina e se la curerete nei dettagli, la Covatutto 54 Digitale Automatica potrà dare anche a voi degli splendidi risultati. 
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martedì 24 gennaio 2017

l'anatra germanata veneta

L'anatra Germanata Veneta, rustica e produttiva. Soggetti di Gianni Uliana.
Tra le razze avicole venete, l'anatra Germanata Veneta è certo una di quelle che più ha saputo trovare diffusione grazie alle sue eccellenti doti produttive. Come altre razze di anatre, anche la Germanata Veneta è il risultato della selezione di gruppi di germano reale (Anas platyrhynchos) da parte della popolazione locale. In questo caso, però, i contadini veneti che l'hanno lentamente selezionata, generazione dopo generazione, sono riusciti ad ottenere animali molto produttivi, di taglia molto maggiore rispetto alla controparte selvatica e buona produttrice di uova.
Maschio di anatra Germanata Veneta. Soggetti di Gianni Uliana.
La livrea della razza riprende in maniera fedele quella del gemano reale. Il maschio ha capo verde smeraldo lucente, petto e collo bruno-marrone, con un anello bianco alto circa 1 cm e incompleto (non chiuso dietro) a dividere il collo dalla testa. Il dorso è grigio anteriormente e nero posteriormente, i fianchi grigio perla, la coda marrone scura o nerastra. Le ali sono grigie, con un vistoso
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l'orbettino italiano

Primo piano di un orbettino italiano (Anguis veronensis). 
Non è troppo raro imbattersi, per chi svolge lavori in giardino o nell'orto, in un piccolo rettile serpentiforme liscio e lucido: l'orbettino italiano (Anguis veronensis) non è però un serpente, ma una lucertola della famiglia Anguidae che, nel corso dell'evoluzione, ha perduto le zampe. Si tratta quindi di un animale totalmente innocuo e anzi molto utile per l'orticoltore. Vediamo di conoscerne meglio le caratteristiche peculiari.
Giovane maschio di orbettino italiano (Anguis veronensis)
Innanzitutto, diciamo subito cosa lo differenzia esternamente dai veri serpenti, come vipere e bisce. Il corpo dell'orbettino è generalmente cilindrico, lungo fino a circa 40 cm (anche se gli esemplari di taglia maggiore possono sfiorare i 50). La testa è breve e poco differenziata dal resto del corpo, con una bocca che al contrario di quella dei serpenti non è dotata di mandibole e ossa craniche in grado di disarticolarsi per ingoiare prede di grosse dimensioni. Gli occhi, a differenza di
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la muta delle galline

Un piumaggio lucente e perfetto, come in questa gallina New Hampshire, è prerogativa di animali sanie  vigorosi, ma tutti i polli una volta l'anno devono affrontare la muta. 
La muta è, nei nostri poli, il processo che li porta a cambiare, totalmente o parzialmente, il proprio piumaggio. Si tratta di un processo naturale, che i polli affrontano una volta all'anno, necessario per mantenere in buone condizioni il piumaggio e per rimpiazzare penne e piume perse nel tempo per usura, incidenti, attacchi di predatori, parassiti e lotte tra cospecifici. 
Di norma la muta inizia in autunno, tra settembre e ottobre, ma in qualche caso gli animali possono iniziare molto prima, anche verso luglio- agosto. In generale il processo termina tra novembre e dicembre e dura in media 2-3 mesi. Oltre al fotoperiodo, essa può dipendere dalle condizioni di allevamento e all'alimentazione. 
Gallo di Polverara in piena muta. si nota l'assenza quasi completa della coda e delle penne della parte posteriore del collo.
In questo periodo di tempo di norma le galline smettono di deporre o comunque diradano molto la fetazione, e i galli cantano meno e non si accoppiano. Chi alleva polli per la prima volta spesso si chiede il perché dello stop nella fetazione, e pensa che si possa trattare di qualche
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La mia campagna d'inverno

Foglia di roverella (Quercus pubescens) bloccata nel ghiaccio. 
Inverno, finalmente. Troppo caldo nei mesi scorsi. Troppo innaturale calore, su queste campagne in cui ricordo inverni bianchi e soffici di nevi che coprivano come una coperta le giovani messi. 
Ora la neve non è ancora giunta, ma c'è il freddo, ci sono il ghiaccio e l'acqua trasformata in un blocco traslucido in ogni contenitore, ci sono le piante che si adornano di elaborate foreste lillipuziane di cristalli candidi. 
L'insalata coperta da una foresta di ghiaccio.
Nell'orto le verdure sembrano filigrane. Le foglie dei cavoli e dell'insalata sono imbellettate di ghiaccio e brillano nella luce del mattino. 
Uno dei cavoli rimasti.
Su ciò che resta delle piante di pomodoro spiccano quelle che sembrano strane lanterne arancioni oblunghe: sono gli ultimi frutti non raccolti, che perdendo la polpa e l'acqua somigliano ora a strane luminarie orientali, ripiene solo di semi.
Gli ultimi pomodori.
Esco, la campagna è immersa in una luce bianca e opaca, le nuvole ora non lasciano far capolino al sole pallido. Tra le viti immobili in una foresta di tralci e gli ultimi fiori di tarassaco gelati, avanzo verso il fossato
Alberi e viti immersi nella foschia del mattino.
Passo vicino alle roverelle (Quercus pubescens) che ho trapiantato anni fa. Le loro foglie secche formano un meraviglioso tappeto castano chiaro ai miei piedi, che scricchiola leggermente sotto le scarpe. 
Il tappeto di foglie di roverella (Quercus pubescens).
Le pianticelle nate quest'anno hanno sfoggiano una coroncina di foglioline lobate, in qualche caso ancora verdi. Le roverelle sono le ultime piante a perdere le foglie, in queste campagne, e questo le rende facili da riconoscere. Dove trapiantare queste piantine? Dove spostarle per evitare che vengano falciate? Troveremo un posto da qualche parte, in giardino o lungo il fossato, almeno per qualcuna di loro? 
Le giovani pianticelle di roverella (Quercus pubescens). 
Ogni albero, ogni essenza ha qualche tesoro da mostrare. I semi alati dell'òppio o acero campestre (Acer campestre), quelli che perlomeno si sono attardati sui rami senza staccarsi dal picciolo per gettarsi nel vuoto roteando, sembrano cesellati d'argento. 
I semi di òppio (Acer campestre)
Qualcuna delle pianticelle che da essi nasceranno, il prossimo anno, le prenderò e le destinerò a sostenere le viti, come un tempo si usava fare. Ma per ora li lascio dormire sereni sotto la coltre di ghiaccio, nell'abbraccio dei rami da cui pendono.
Semi di òppio (Acer campestre)
Il fossato ha poca acqua, ma meglio di niente. Trasformata di un unico, lustro blocco di ghiaccio, ha catturato foglie e steli sulla sua superficie in un gelido abbraccio. Mi sporgo per una foto, e il ghiaccio sostiene persino il mio peso. Da quanto tempo non succedeva!
Il fossato ghiacciato.
Torno verso casa. Nei pollai il terreno è gelido e freddo. Per questo ho disseminato i recinti di posatoi e rami su cui gli animali possono riposare, scaldandosi i piedi senza troppo patire il gelo sui tarsi nudi.
Pollastra ibrida a collo nudo. 
E infine mi fermo ad ammirare le mie Polverara. La volpe, il mese scorso, ha lasciato numerose, profonde ferite nel mio allevamento. Quattro linee di sangue estinte su dieci. Il numero di riproduttori per il 2017 quasi dimezzato rispetto lo scorso anno. Anni di selezione e fatica al vento. 
Pollastra di Polverara.
Ma lei è ancora qui, unica pollastra degna di nota dello scorso anno. Mi ricorda perché devo continuare, mi ricorda cosa ho fatto di buono e quali traguardi ci sono ancora da raggiungere, mi ricorda che ho margini per migliorare e per arrivare dove vorrei. 
Il vento è freddo e sferzante. L'inverno è tornato, ma la mente vola già a primavera, ai nuovi nati, agli innesti, alla mia campagna, alle piante e agli animali. L'inverno è tornato, per tornare a farmi concentrare su ciò che accadrà alla sua fine e su quanto dovrò fare in sua presenza. Vi ho già detto che lo amo? Sì, decisamente. Amo l'inverno. 
PS. Questo post è condiviso con gioia con tutti voi, ma è scritto per me, per ricordarmi chi sono, chi ero e chi voglio essere. Non mi aspetto che la cosa possa esservi completamente chiara, ma l'importante, questa volta, è che lo sia per me. A presto. 
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sabato 24 ottobre 2009

i semi segreti delle viole!

nel mio blog principale ho appena postato un miniarticolo sulle viole. ciao!
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sabato 13 giugno 2009

In attesa di iniziare... oryctesblog.blogspot.com!

Una femmina di macaone (Papilio machaon) si trattiene sui fiori di buddleja. Foto di Andrea Mangoni.

...In attesa che il progetto del Centro di Educazione ambientale abbia inizio, invito coloro che mi hanno già contattato a seguirmi presso l'altro mio blog: http://oryctesblog.blogspot.com/ .
In esso tratto abitualmente temi dedictai all'importanza della biodiversità, al giardino naturale, all'avicoltura, all'entomologia. In attesa di potervi vedere in questi altri miei lidi, un saluto a tutti!

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